Tratto dalla prefazione del mio romanzo:

«Siamo, paradossalmente, una generazione tradita dal suo stesso benessere, dalle dolci promesse dell’infanzia che solo di rado trovano riscontro nella realtà, da lunghissimi anni di studio che non si traducono in occasioni lavorative degne della nostra preparazione; siamo traditi da un sistema economico obsoleto che genera precariato, disuguaglianze e disastri ambientali con i quali noi stessi e i nostri figli dovremo fare i conti; siamo traditi, noi, ultimi ragazzi cresciuti per strada anziché davanti a uno schermo, da algoritmi e tecnologie che al di là della loro indubbia utilità mostrano una capacità di condizionare le menti e un’invasività decisamente preoccupanti».

La generazione tradita

Pier Luigi Celli, ex direttore generale della LUISS e della RAI, parlò di generazione tradita già nel 2009.
L’uomo, oltre a pubblicare un libro sull’argomento, scrisse una toccante lettera a suo figlio Mattia per invitarlo a lasciare l’Italia per cercare fortuna altrove. Il quotidiano ‘Repubblica’ pubblicò  tale lettera il 30 novembre, e ad essa fece riferimento anche Giorgio Napolitano in un discorso tenuto nei giorni successivi.

Hemingway e la Grande Guerra

Uno dei punti di partenza del mio romanzo è Festa mobile, racconto postumo di Ernest Hemingway sui suoi anni a Parigi.
Quella dello scrittore americano – nato nel 1899 – fu la generazione più giovane ad aver preso parte alla Prima Guerra Mondiale. Il ritorno alla normalità nel dopoguerra fu particolarmente complicato per molti di quei giovani, ricordati dalla Storia con l’espressione “generazione perduta”.
Questa espressione nacque in un garage di Belley, in Francia, quando il proprietario rimproverò un giovane apprendista incapace di riparare un’automobile. Successivamente, Gertrude Stein la utilizzò in una conversazione con Hemingway, che aveva partecipato alla guerra come volontario.

Ragionare sulla generazione perduta del secolo scorso ha ispirato nella mia mente una riflessione profonda anche sul presente. In particolare, ho scelto di dedicare questo libro ai Millennials, generazione sorpresa da stravolgimenti e novità assolute come la rivoluzione di Internet o la robotizzazione del lavoro.
Una generazione che peraltro, a mio modo di vedere, non ha quasi coscienza di sé stessa, e ben pochi strumenti per intervenire sulla realtà.

Approfondimenti

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